Ripensiamo il territorio: in Abruzzo con Fabrizio Barca

Sabato scorso sono stato in Abruzzo, a Introdacqua che è un comune in provincia dell’Aquila, per partecipare al Convegno “Coesione territoriale, oltre il Campanile” organizzato da “Ripensiamo il territorio” (www.ripensiamoilterritorio.it) con il patrocinio di numerosi enti e istituzioni, per discutere il tema del riordino territoriale e dell’innovazione amministrativa in chiave locale e nazionale. Insieme al Sindaco di Spilamberto, Umberto Costantini, abbiamo portato le testimonianze dei nostri territori. Io nella mia relazione ho raccontato l’esperienza di fusione di Valsamoggia, offrendo spunti e un contributo concreto ai tanti che si stanno avvicinando a progetti di questo tipo, scommettendo sul futuro dei propri territori.

Tra i tanti interventi interessanti che abbiamo avuto modo di ascoltare, è stato particolarmente stimolante quello di Fabrizio Barca (statistico ed economista, amministratore pubblico, già Ministro per la Coesione territoriale durante il Governo Monti e oggi Dirigente generale al Ministero dell’Economia e delle Finanze) che tracciando un parallelo tra l’innovazione imprenditoriale e quella amministrativa ha sottolineato l’importanza di due fattori per decidere su chi è su che cosa investire: la valutazione della storia e dei risultati concreti di chi chiede risorse e quell’empatia che si crea tra persone, quando si decide di guardare al di là di noi stessi e scommettere sulla sinergia con qualcuno. Un atto di fiducia. Un atto di lungimiranza.
Secondo Barca troppo spesso questo non avviene nella Pubblica amministrazione, che resta troppo impantanata nella burocrazia e nella gestione dell’ordinario per riconoscere le buone pratiche, per farle emergere e creare circoli virtuosi.

Anche il presidente della regione Abruzzo Luciano D’Alfonso ha richiamato l’importanza delle persone sulle cui gambe le idee camminano, citando  Valsamoggia come esempio del fatto che le buone idee e i progetti di riforma non si sarebbero mai realizzati senza persone in grado di intravedere e disegnare concretamente una via di futuro per il proprio territorio e senza una comunità di cittadini ricettiva che ha scelto di scommettere su su stessa e sul cambiamento.

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