La follia della guerra e il dovere di dare una mano

Dopo due anni difficilissimi, in cui l’emergenza sanitaria si è portata via migliaia di vite e molte certezze della nostra quotidianità, la tragedia della guerra, così vicina, apre un’enorme finestra sulla precarietà su cui si basa il sottile equilibrio di questo mondo interconnesso.Sembra che tutte le “non-scelte” fatte sino ad ora, si stiano accumulando in una sorta imbuto, il cui passaggio diventa sempre più stretto. Non aver contrastato la diffusione di tanti conflitti in corso nel mondo, quasi esclusivamente per motivi economici, non aver considerato l’obbligo di procedere verso una transizione energetica globale, non aver lavorato per abbattere quelle disuguaglianze che vedono oltre metà della ricchezza mondiale in mano a meno dell’1% della popolazione.

Non credo sia tardi per fare queste scelte, consapevole che richiederanno impegno e la necessità di ripensare molte delle nostre abitudini.

Ma ora c’è da dare una mano. A tutti quelli che stanno scappando dall’atrocità della guerra, di tutte le guerre, sperando che nessuno osi più fare differenze tra chi scappa dalla morte delle bombe, delle carestie e dalle violenze. E la risposta della nostra comunità, anche questa volta, è veramente encomiabile.Ci salviamo solo tutti insieme su questo piccolo pezzo di terra che è il nostro Pianeta, mettiamocelo in testa.

Il mio editoriale per l’ultimo numero del periodico. Se non l’avete ancora letto, lo trovate a questo link: https://www.calameo.com/read/00616996072cd7b2d32fd

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