Fiumi, frane e cambiamenti climatici:
come funziona la prevenzione per i Comuni

Che il tema della prevenzione del dissesto idrogeologico in Italia sia cruciale, non è una novità. Siamo un Paese lungo, stretto, costantemente in movimento, con gli Appennini che ci attraversano come una spina dorsale e migliaia di fiumi e torrenti che scaricano sui lati bagnati dal mare. Trovare qualche km quadrato senza problemi o senza necessità di lavorare per prevenirli è praticamente impossibile. Se ci aggiungiamo i condoni edilizi che puntualmente ritornano a sanare abusi impensabili (l’ultimo pochi mesi fa) e i cambiamenti climatici che alla fine sono arrivati e che per qualcuno – nel 2019! – sono “colpa del Diavolo”, la frittata è fatta.

E quando ci sono dei disastri siamo subito tutti pronti a cercare qualcuno a cui dare la colpa e, spesso, dimentichiamo di considerare che quando la prevenzione viene fatta, si contribuisce ad evitarli, i disastri, o a mitigarne gli effetti.

In Valsamoggia sono stati investiti centinaia di migliaia di euro per pulire e risagomare i torrenti, sistemare e consolidare le frane, riparare gli argini con interventi definitivi come i massi ciclopici. Poi c’è ancora tanto da fare, ma nessuno avrà mai la bacchetta magica per fare tutto insieme, anche perchè, nonostante siano spesso i Comuni ad intervenire, quasi sempre non ne hanno neppure la competenza amministrativa e quindi, ovviamente, nemmeno fondi dedicati, che devono essere poi recuperati dalle risorse locali. E alla fine anche quando si interviene, come su ogni cosa ai nostri tempi, scatta il dibattito, più o meno approfondito, sulla tipologia dell’intervento effettuato.

Facciamo chiarezza quindi su come funziona, ad esempio, un intervento preventivo su un fiume: dopo aver rilevato un’esigenza, la si comunica all’Ente competente (che ci risponde se ha o meno i soldi per intervenire), e si individua uno studio di professionisti che fa il progetto. Questo progetto viene sottoposto alla Regione, al Consorzio di bonifica, alla Soprintendenza se area sotto tutela, al Demanio se area demaniale, all’Arpae, all’ente o al privato proprietario della strada etc., per ottenere le autorizzazioni. Poi si cercano i fondi, si svolgono le pratiche di gara per l’affidamento dei lavori e si interviene.

Penso sia chiaro quindi che il Sindaco, insieme agli assessori, non può MAI decidere il tipo di intervento, ma solo l’esigenza di intervenire, anche grazie alle segnalazioni e i contributi di ogni tipo, che sono sempre i benvenuti. Ricordando però di fare attenzione a semplificare problemi che essendo complessi, hanno cause e richiedono interventi più articolati rispetto a quello che sembrano a prima vista.

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Pubblicato da Daniele Ruscigno su Giovedì 7 febbraio 2019

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