Il valore simbolico del processo di fusione dei comuni

In tutti questi primi mesi di dibattito sull’ipotesi progettuale di costituire un Comune Unico in Valle Samoggia, ci siamo soffermati molto sulla concretezza dei vantaggi materiali che tale processo potrebbe portare ai cittadini e meno su quello che è il valore simbolico di questo processo, inteso, come ci spiega il Prof. Zamagni,  docente di Economia Politica all’Università di Bologna, come il “mettere assieme” (dal greco ‘simbolon’) contrapposto all’idea imperante di questi decenni che è quella di dividere territori, comunità ed in generale enfatizzare il concetto del “diverso” per creare paure e spaccature ad arte nella nostra società. Di seguito uno stralcio del suo intervento tenuto a Crespellano il 14 Gennaio che qui potete anche scaricare ed ascoltare (ringrazio il Dott.Baldini per il file) in formato integrale e che sotto riporto testuale.

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“Chiudo complimentandomi con voi perchè iniziative come queste, dell’ANPI e del Comitato Dossetti, preceduto dall’illustre medico, hanno un ruolo fondamentale, perchè sono luoghi, questi, in cui si dibattono queste cose, in cui ci sono imprenditori, sindaci, vicesindaci, gente dall’associazionismo che cominciano a capire che se si vuole ci si può veramente mettersi e anche la vostra iniziativa della fusione io la giudico molto positivamente perchè va in questa direzione.Fondere 5 comuni e raggiungere quindi la massa critica oggi è straordinario, e non vuol dire cancellare le identità perchè si fonde l’aspetto istituzionale ma le storie rimangono divise, la storia di Crespellano sarà diversa da quella di Monteveglio, ognuno dovrà mantenere la propria identità. Io vengo da una città, sono nato a Rimini, i romagnoli sapete come son fatti, sono tutti un po’ anarchici, e a Rimini addirittura la città è divisa in borghi, io ero del borgo di San Giuliano e anche noi ci tenevamo a mantenere la nostra identità e il nostro borgo, ovviamente, era superiore, era il borgo di Fellini, io abitavo vicino a Fellini, poi c’era il borgo di Sant’Andrea… Questo per dire che unire i comuni non vuol dire cancellare le identità, assolutamente. Vuol dire capire che ci sono iniziative a livello di politica locale, di sviluppo locale, che non possono essere operate a livello di comuni di 9.000- 10.000 abitanti, troppo poco, bisogna raggiungere la così detta massa critica che può essere 50.000 può essere 80.000 a seconda dei casi . Ogni realtà territoriale ha la sua storia quindi fate bene a farlo perchè non è solo un aspetto di vantaggio economico questa vs. iniziativa, ma ha un valore simbolico, di simbolo, e la parola simbolo è bella. Sapete cosa vuol dire simbolo? E’ una parola greca SIMBOLON che vuol dire “mettere assieme”, il contrario di DIABOLON in greco “colui che divide”, SIMBOLON è colui che unisce, quindi il valore simbolico di questa vostra iniziativa voi lo dovete sottolineare e spiegarlo opportunamente ai vostri concittadini di questo e di altri comuni.In ogni caso tanti cari auguri per le vostre iniziative e complementi per la vs. vivacità civile e per la vs. apertura culturale.”

( fusione valle samoggia valsamoggia vallesamoggia comuni)

La proposta di un Comune Unico nella Valle Samoggia – 1

All’inizio di questo mandato amministrativo le amministrazioni comunali della Valle Samoggia hanno deciso di intraprendere un percorso per valutare l’opportunità di fondere i comuni e procedere così ad una riorganizzazione della pubblica amministrazione locale per mantenere e migliorare i servizi erogati ed avvicinarli alla cittadinanza. Lo scenario in cui ci troviamo è quello di sempre minori risorse disponibili agli enti locali che devono far fronte alla richiesta di sempre maggiori servizi da parte dei cittadini (es. asili nido, assistenza agli anziani, cura del territorio ma anche servizi sportivi o culturali ecc. ecc.) anche a copertura di quei fondi che lo Stato ha smesso di garantire (come i fondi per le scuole elementari e le maestre di sostegno, i contributi all’affitto, borse lavoro, interventi di manutenzione del territorio e delle strade).

Perché si può avanzare ora una proposta di fusione nella valle samoggia?

Le nostre amministrazioni da circa 20 anni lavorano insieme – prima tramite la Comunità montana ora tramite l’Unione dei comuni ed il Distretto – ed un numero sempre più elevato di servizi viene erogato in forma associata senza neppure, in molti casi, che il cittadino ne abbia conoscenza. Una parte significativa del personale dei comuni è stato trasferito in Unione e nel giro dei prossimi due anni delle funzioni fondamentali di fatto all’interno dei comuni rimarranno soltanto i servizi demografici e la gestione finanziaria. Saremo quindi arrivati alla massima espressione possibile di integrazione tramite l’Unione e questo non basterà più a fronteggiare le nuove esigenze della cittadinanza. Per questo la proposta di fusione è una salto di qualità, attraverso la costruzione di una casa comune più grande e forte che permetta di fare le scelte necessarie nei tempi giusti. Approfondisci

E se facessimo squadra?

Con questo post vorrei iniziare una serie di approfondimenti relativi al progetto di Fusione dei Comuni della Valle Samoggia, per cercare di dare risposta alle tante domande che in questi mesi di incontri pubblici e chiaccherate al bar molti mi hanno fatto. Inizio pubblicando la mia introduzione (sono circa 20 minuti, abbiate pazienza..) al primo dibattito pubblico che si è tenuto a Monteveglio il 20 Ottobre scorso che credo contenga in sintesi già molte informazioni. Qui invece trovate anche tutto il materiale relativo alla prima parte dello Studio di Fattibilità che abbiamo commissionato alla Spisa / Università di Bologna.

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Fare il primo passo

Quattro anni fa in pochi avevano compreso fino in fondo la reale portata di una crisi economica talmente profonda da rendere necessario un ripensamento generale dei pilastri fondanti delle nostre società. Abbiamo perso preziosi anni di tempo, negando il problema prima, proponendo soluzioni inefficaci poi, che hanno solo spinto verso il basso la parte di popolazione più debole e verso cui si volge sempre lo sguardo quando sono necessari sacrifici e quasi mai quando si raccolgono frutti.

Ora – al di là delle misure contingenti per mettere l’Italia e l’euro al sicuro da un collasso con conseguenze disastrose sulle persone – il grande bivio che abbiamo davanti è tra la scelta di trascinarci lungo il declino inesorabile di un sistema che ha mostrato di aver raggiunto sotto tanti aspetti il limite del suo sviluppo; o avviarci lungo una nuova via, inesplorata e forse difficile all’inizio, ma che veda riportare le persone, le comunità ed i luoghi in cui viviamo punti centrali della costruzione di un cammino che sia alla base di un nuovo futuro.

Il filosofo Lao Tzu diceva che “Un viaggio di mille miglia comincia da un solo passo”. Credo che siamo tutti pronti a fare il primo passo, a partire proprio dalla nostra piccola comunità: non aspettiamo oltre e facciamo insieme quelle scelte coraggiose che in tanti anni nessuno ha mai voluto o è riuscito a fare.

(editoriale Monteveglio – dicembre 2011)

Nuova scuola primaria: pronti, via!


Alla presenza di tutti i circa 300 alunni della scuola primaria, degli insegnanti e della cittadinanza si è svolta la cerimonia di posa della prima pietra. Oltre al Sindaco Daniele Ruscigno che ha tagliato il nastro di apertura dei lavori, erano presenti la Provincia di Bologna, rappresentata dal consigliere Raffaele Donini, l’Assessore alle politiche scolastiche Umberto Fonda, il direttore dell’istituto comprensivo Simoni e i rappresentanti della azienda che ha vinto l’appalto dei lavori. Nel corso della manifestazione ragazzi delle 5° hanno preparato e presentato tre ricerche sulla principali caratteristiche innovative della nuova struttura. 
L’idea di una nuova scuola – dice il sindaco – parte nel lontano 2000 quando durante la pianificazione della futura dotazione di servizi ci si rese conto che dai dati in possesso tra il 2009-10 si sarebbe verificata una richiesta maggiore rispetto agli spazi disponibili.”

Ma perchè una nuova scuola? Il tasso di natalità è in controtendenza e abbiamo molti nuovi nati e nuove famiglie giovani con figli che vengono ad abitare sul nostro territorio. La costruzione di una struttura nuova ci consentirà di mantenere gli attuali standard eccellenti di servizio grazie anche al riutilizzo della struttura esistente per l’ampliamento nido e materna e per dotare monteveglio finalmente di due sezioni distaccate della scuola media di bazzano con evidenti benefici.

 Il progetto Sono state fatte tante modifiche nel corso degli anni al progetto iniziale (preliminare dal 2005 al 2009, definitivo nel 2010, appalto 2011) grazie alla preziosa collaborazione delle insegnati e delle operatrici scolastiche, dei genitori e dei cittadini. Questo lungo processo ci ha portato ad avere una scuola con spazi funzionali un grande parco pubblico intorno vicina al paese grazie alla ciclopedonale di collegamento accessibile grazie agli ampi parcheggi dotata di nuovi servizi sportivi attraverso la palestra e le strutture sportive all’aperto una struttura che non peserà sui bilanci delle future amministrazioni: una scuola totalmente passiva, ovvero che non consuma energia e con 20 anni di garanzia totale della struttura

I tempi e i costi ed il bando. Dall’avvio ufficiale del cantiere previsto nelle prossime settimane, i tempi di realizzazione sono di 14 mesi, per un costo complessivo dell’opera di circa 4ml€ (di cui 3,4 già in possesso dell’amministrazione).

La prospettiva. Per la prima volta si è pensato di fare prima i servizi poi le urbanizzazioni realizzando un opera che non da risposta solo alle esigenze contingenti di spazi scolastici ma è un tassello fondamentale di un progetto di lungo termine volto a migliorare i servizi dell’intera nostra comunità e a delinearne il futuro pensiamo infatti sia proprio quest’ultima la vera sfida ed il compito di un amministratore pubblico. (foto Baldazzi)

25 Aprile, Festa della Liberazione, festa di tutti

Buongiorno a tutti,

Anche quest’anno ci ritroviamo in Piazza per ricordare quella splendida giornata di 66 anni fa in cui la nostra Italia fu liberata dalla dittatura fascista che per lunghi anni ha privato della libertà e della giustizia il nostro popolo.

Quest’anno poi i festeggiamenti del 25 aprile assumono una particolare valenza vista la concomitanza con i quelli per i 150 anni dell’unità di Italia, che nel 1861 ha segnato il passaggio da una penisola frammentata e divisa, terra di conquista e saccheggio, in uno stato vero, in grado di recuperare dignità ed influenza sul panorama mondiale.

Ma si può dire che in un certo senso fu solo con il conseguimento dello statuto pienamente democratico ottenuto dalla Costituzione repubblicana che raggiungemmo davvero la “vittoria” di cui parlava Goffredo Mameli nel nostro inno nazionale; un inno che dal 25 aprile 1945 potemmo cantare con rinnovata gioia ed orgoglio. Approfondisci

Htc Desire caduto? con un poco di pazienza torna nuovo..

Per non perdere l’allenamento e tornare al mio mestiere, mi sono cimentato nella riparazione del mio fido htc desire che ho spaccato lasciandomelo sfuggire di mano durante una movimentata telefonata..

Dopo la caduta si è crepato il touch esterno ma incredibilmente il telefono funzionava perfettamente (a parte i polpastrelli irritati a forza di sfregare sul vetro scheggiato… 😉 ).

Ho così deciso di ordinare direttamente i ricambi e ripristinare il tutto. Ecco online la descrizione della mia esperienza, si sa mai possa tornare utile a qualcuno.

1. ordine ricambi: ho usato questo sito, http://www.htcrepairparts.com/ , tempo di consegna circa 4 settimane

2. ho acquistato i due cacciaviti di precisione per aprire il desire: torx T5 e croce 00×40

3. guida video per disassemblare il desire http://www.youtube.com/watch?v=sXZqIjtFoAU

ed ecco alcune foto del lavoro!

66° Anniversario Eccidio di Sabbiuno

“Buongiorno a tutti e benvenuti,

sono onorato in questo secondo anno in cui presiedo il comitato per le onoranze di Sabbiuno di essere qui davanti a tutti voi in questo luogo simbolo dei tragici eventi che hanno segnato la storia del nostro territorio e che hanno visto il sacrificio di tante giovani vite in nome della libertà.

Siamo al 66° Anniversario dell’Eccidio di Sabbiuno, evento che intende appunto ricordare quella che fu una delle più gravi stragi dell’inverno del 1944-45.

Voglio ricordare anche quest’anno brevemente quegli eventi. Il 14 ed il 23 Dicembre del 1944 furono fatti salire verso le colline di Sabbiuno due colonne di prigionieri dal carcere di San Giovanni in Monte, e poi lì furono fucilati e gettati nel profondo calanco proprio dietro noi. Proprio qui dove siamo ora respirarono il coraggio e la dignità gli uni degli altri, affrontando il destino che sapevano di potere incontrare facendo la scelta di vita di combattere insieme per il futuro di tutti e quindi di scegliere di essere per sempre antifascisti.

Ed è su quella scelta che oggi più che mai noi ci dobbiamo concentrare. Una scelta che ha significato lottare e spesso morire per valori come la libertà e la giustizia, nel nome della costruzione di una società equa e solidale.

Sono proprio questi i principi che ora rischiano di sgretolarsi un po’ alla volta, sotto i colpi di una sciagurata strategia della paura dell’altro e del diverso che ci riporta drammaticamente indietro nel tempo ad una società che vede il ritorno di antichi tribalismi territoriali che impongono di marcare dei confini reali e virtuali come fossimo animali, individuando chi è dentro e chi è fuori e quindi chi è un nemico da battere e da abbattere. A qualunque costo.

Sono questi i sentimenti che portarono la civile Europa alla deriva populista del nazifascismo, alla tragedia dello sterminio di massa dell’altro, raffigurato prima dagli ebrei, poi dai rom, poi dagli omosessuali, e via via sino al vicino di casa.

Ma voglio soffermarmi ancora su questi concetti: l’altro, il diverso. Oggi gli altri sono spesso considerati gli extracomunitari, parola sempre più usata a sproposito ed in senso dispregiativo anche da Ministri della Repubblica ignoranti in materia a tal punto che ignorano che, ad esempio, un cittadino rumeno è un cittadino europeo, comunitario. Ma gli altri sono anche semplicemente quelli più poveri di noi, quelli che la pensano in un altro modo, fino a considerare “altro” il lavoratore che manifesta per i propri diritti e lo studente che manifesta per il proprio futuro!

Ed il clima che spesso purtroppo si respira è quello di una sempre maggiore indulgenza verso i volgari vizi dei potenti – mai così superficiali ed avidi – che si accompagna al contrario ad una comune e feroce intolleranza per le debolezze dei deboli.

Il rischio per la nostra democrazia è così quello di regredire a forme servili della cittadinanza in cui le difficoltà sociali ed economiche delle nostre comunità impongano ai ceti medi e popolari di essere schiavi forzati di una logica di scambio che prevede la richiesta di protezione ai pochi che compongo le classi più elevate della società, che ottengono così in cambio quella fedeltà assoluta necessaria alle logiche di conservazione del potere.

E’ proprio quello che sta accadendo ora, ed è un percorso in discesa purtroppo in un paese come il nostro, scivolato in basso nella classifica della libertà di stampa, l’anno scorso al 72 esimo posto, e dichiarato parzialmente libero. Sono segnali da non sottovalutare, l’abbiamo drammaticamente già fatto in passato.

Intolleranza e odio poi riscaldano i motori di una nuova ondata negazionista che a tratti emerge in tutta Europa, e che ovviamente vede pericolosi segnali anche nel nostro Paese. Non tutti sanno che, nell’estremo tentativo di riabilitare il periodo fascista, quasi che le famiglie dei nostri nonni torturate ed uccise, siano state un “incidente”, un effetto collaterale di un regime buono e premuroso con i suoi sudditi, recentemente si è incredibilmente svolto nella Biblioteca del Senato un convegno con noti esponenti dell’antisemitismo internazionale, promosso da un rappresentante, ora al governo, dell’estrema destra italiana. Un abominio se consideriamo da quale sangue e quali battaglie nascono le nostre Istituzioni e la nostra Costituzione.

Per questo è fondamentale che grazie a momenti di ricordo collettivo come quello di questa mattina la popolazione non dimentichi da dove veniamo e quali sofferenze sono state affrontate per ottenere quello che abbiamo.

Ed è quindi con rammarico che registro la nascita di alcune difficoltà nel portare queste nozioni storiche nelle scuole, luogo principe per formare i cittadini del domani in modo da non ripetere gli stessi errori del passato. Quando vi sono istituzioni ed insegnanti spietatamente opportunisti o semplicemente indifferenti, che riducono l’olocausto ad una sorta di barzelletta – ed il nostro paese ormai è sul panorama internazionale tristemente noto per le barzellette – o che si rifiutano di affrontare materie ritenute troppo politicizzate ma che in realtà sono semplicemente storiche, allora più forte deve essere il campanello di allarme e più decisa la nostra azione per contrastare questi che fortunatamente restano per ora casi isolati.

I giovani, i nostri ragazzi ed il nostro futuro, devono conoscere questi eventi, e dobbiamo rinnovare con forza il nostro impegno per la memoria dei tanti che hanno dato la vita su queste colline.

Grazie ancora Tempesta, Vento, Terremoto, Aquilone e a tutti i vostri compagni, non dimenticheremo il vostro sacrificio, vi ricordiamo con i vostri nomi di battaglia, vi ringraziamo per averci dato la libertà.”

Daniele Ruscigno, Sindaco di Monteveglio, Presidente protempore Comitato Onoranze di Sabbiuno

C’erano una volta i giornalisti..

Ieri sera l’ennesima patetica puntata di Porta a Porta (io mi chiedo come sia possibile consentire la messa in onda di tali ignobili e volgari pseudo talk..). L’omino apre con la sua bacchetta di legno, manco fosse Harry Potter, e fregandosi le mani per l’ennesima notizia di cronaca nera, balbetta incomprensibili parole che avrebbero indignato l’ultimo degli orchi.  Guardate i primi 30 secondi. Come ho già detto altre volte, siamo ben oltre il fondo…