66° Anniversario Eccidio di Sabbiuno

“Buongiorno a tutti e benvenuti,

sono onorato in questo secondo anno in cui presiedo il comitato per le onoranze di Sabbiuno di essere qui davanti a tutti voi in questo luogo simbolo dei tragici eventi che hanno segnato la storia del nostro territorio e che hanno visto il sacrificio di tante giovani vite in nome della libertà.

Siamo al 66° Anniversario dell’Eccidio di Sabbiuno, evento che intende appunto ricordare quella che fu una delle più gravi stragi dell’inverno del 1944-45.

Voglio ricordare anche quest’anno brevemente quegli eventi. Il 14 ed il 23 Dicembre del 1944 furono fatti salire verso le colline di Sabbiuno due colonne di prigionieri dal carcere di San Giovanni in Monte, e poi lì furono fucilati e gettati nel profondo calanco proprio dietro noi. Proprio qui dove siamo ora respirarono il coraggio e la dignità gli uni degli altri, affrontando il destino che sapevano di potere incontrare facendo la scelta di vita di combattere insieme per il futuro di tutti e quindi di scegliere di essere per sempre antifascisti.

Ed è su quella scelta che oggi più che mai noi ci dobbiamo concentrare. Una scelta che ha significato lottare e spesso morire per valori come la libertà e la giustizia, nel nome della costruzione di una società equa e solidale.

Sono proprio questi i principi che ora rischiano di sgretolarsi un po’ alla volta, sotto i colpi di una sciagurata strategia della paura dell’altro e del diverso che ci riporta drammaticamente indietro nel tempo ad una società che vede il ritorno di antichi tribalismi territoriali che impongono di marcare dei confini reali e virtuali come fossimo animali, individuando chi è dentro e chi è fuori e quindi chi è un nemico da battere e da abbattere. A qualunque costo.

Sono questi i sentimenti che portarono la civile Europa alla deriva populista del nazifascismo, alla tragedia dello sterminio di massa dell’altro, raffigurato prima dagli ebrei, poi dai rom, poi dagli omosessuali, e via via sino al vicino di casa.

Ma voglio soffermarmi ancora su questi concetti: l’altro, il diverso. Oggi gli altri sono spesso considerati gli extracomunitari, parola sempre più usata a sproposito ed in senso dispregiativo anche da Ministri della Repubblica ignoranti in materia a tal punto che ignorano che, ad esempio, un cittadino rumeno è un cittadino europeo, comunitario. Ma gli altri sono anche semplicemente quelli più poveri di noi, quelli che la pensano in un altro modo, fino a considerare “altro” il lavoratore che manifesta per i propri diritti e lo studente che manifesta per il proprio futuro!

Ed il clima che spesso purtroppo si respira è quello di una sempre maggiore indulgenza verso i volgari vizi dei potenti – mai così superficiali ed avidi – che si accompagna al contrario ad una comune e feroce intolleranza per le debolezze dei deboli.

Il rischio per la nostra democrazia è così quello di regredire a forme servili della cittadinanza in cui le difficoltà sociali ed economiche delle nostre comunità impongano ai ceti medi e popolari di essere schiavi forzati di una logica di scambio che prevede la richiesta di protezione ai pochi che compongo le classi più elevate della società, che ottengono così in cambio quella fedeltà assoluta necessaria alle logiche di conservazione del potere.

E’ proprio quello che sta accadendo ora, ed è un percorso in discesa purtroppo in un paese come il nostro, scivolato in basso nella classifica della libertà di stampa, l’anno scorso al 72 esimo posto, e dichiarato parzialmente libero. Sono segnali da non sottovalutare, l’abbiamo drammaticamente già fatto in passato.

Intolleranza e odio poi riscaldano i motori di una nuova ondata negazionista che a tratti emerge in tutta Europa, e che ovviamente vede pericolosi segnali anche nel nostro Paese. Non tutti sanno che, nell’estremo tentativo di riabilitare il periodo fascista, quasi che le famiglie dei nostri nonni torturate ed uccise, siano state un “incidente”, un effetto collaterale di un regime buono e premuroso con i suoi sudditi, recentemente si è incredibilmente svolto nella Biblioteca del Senato un convegno con noti esponenti dell’antisemitismo internazionale, promosso da un rappresentante, ora al governo, dell’estrema destra italiana. Un abominio se consideriamo da quale sangue e quali battaglie nascono le nostre Istituzioni e la nostra Costituzione.

Per questo è fondamentale che grazie a momenti di ricordo collettivo come quello di questa mattina la popolazione non dimentichi da dove veniamo e quali sofferenze sono state affrontate per ottenere quello che abbiamo.

Ed è quindi con rammarico che registro la nascita di alcune difficoltà nel portare queste nozioni storiche nelle scuole, luogo principe per formare i cittadini del domani in modo da non ripetere gli stessi errori del passato. Quando vi sono istituzioni ed insegnanti spietatamente opportunisti o semplicemente indifferenti, che riducono l’olocausto ad una sorta di barzelletta – ed il nostro paese ormai è sul panorama internazionale tristemente noto per le barzellette – o che si rifiutano di affrontare materie ritenute troppo politicizzate ma che in realtà sono semplicemente storiche, allora più forte deve essere il campanello di allarme e più decisa la nostra azione per contrastare questi che fortunatamente restano per ora casi isolati.

I giovani, i nostri ragazzi ed il nostro futuro, devono conoscere questi eventi, e dobbiamo rinnovare con forza il nostro impegno per la memoria dei tanti che hanno dato la vita su queste colline.

Grazie ancora Tempesta, Vento, Terremoto, Aquilone e a tutti i vostri compagni, non dimenticheremo il vostro sacrificio, vi ricordiamo con i vostri nomi di battaglia, vi ringraziamo per averci dato la libertà.”

Daniele Ruscigno, Sindaco di Monteveglio, Presidente protempore Comitato Onoranze di Sabbiuno

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