25 aprile 2017 – 72esimo anniversario della Liberazione

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Buongiorno a tutti e benvenuti anche quest’anno alle Celebrazioni per il 25 aprile.

Come ogni anno, ci ritroviamo in tutte la Piazze italiane per ricordare l’anniversario di quella data che per le nostre popolazioni simboleggia la fine di un incubo, la fine della privazione della libertà operata dal regime nazifascista, che tanto dolore e sofferenza ha provocato alle famiglie italiane, costrette ad anni di violenze e soprusi; in un’epoca storica che ha portato alla morte di milioni di persone innocenti nel nome di una superiorità presunta di una razza, di una civiltà, sul resto del mondo.

Lo ricordo perchè per molti, a soli settant’anni da quel periodo, questa giornata si è ridotta purtroppo a un giorno di vacanza da passare al mare o magari a fare shopping in un negozio, dimenticando soprattutto la scelta che fecero molti giovani donne e giovani uomini di non piegarsi e spesso di sacrificare la propria vita per la libertà che noi abbiamo e di cui possiamo godere oggi.

Troppo spesso sento persone che parlano di quel periodo come, tutto sommato, di un tempo in cui le cose non andavano poi così male e altre ancora che addirittura rispolverano antichi simboli di quel regime fascista che nulla ha da condividere con una società che si possa definire civile.

E questo è molto pericoloso.

Se la comunità, che è la somma di tutti noi, dimentica o peggio ancora modifica i fatti a proprio piacimento si lascia proprio quello spazio che permise ai populismi di affermarsi e radicalizzarsi sino alla presa del potere e alla repressione contro i dissidenti.

Siamo portati a pensare che la colpa sia sempre degli altri ma furono proprio le persone, persone comuni, quelle che oggi definiremmo parte della maggioranza silenziosa, che fecero crescere quel gigantesco mostro che ci trascinò in uno dei periodi più bui della storia recente, nell’indifferenza di quello che succedeva ‘agli altri’ di turno, o peggio ancora nella tentazione di sfogare frustrazioni o voglia di banale rivalsa per interessi privati e particolari, magari verso chi con il duro lavoro aveva ottenuto miglioramenti della propria condizione di vita.

Vedo molte analogie in questa società. Vedo quell’indifferenza. Vedo quel disagio. Vedo quella voglia di trovare semplificazioni e capri espiatori. Vedo quell’odio.

Mai mi sarei immaginato nel 2017 come Sindaco di questa comunità di dover fare un’ordinanza che richiama la necessità di vigilare sulle nostre feste di paese affinché siano impediti l’esposizione e la vendita di oggetti nazifascisti.

Mai mi sarei immaginato di vedere tante persone, figli di quella generazione che tanto ha pagato in termini di sangue e sofferenza, interessate ad acquistare quegli oggetti.

Mai mi sarei aspettato di vedere tra quelli che dovrebbero rappresentare il popolo nelle istituzioni – quel ruolo che hanno proprio grazie al sistema democratico per cui tanti hanno combattuto – cavalcare la tigre di questo disagio, non lavorare per attutirne i sentimenti risolvendo i problemi. Vedo seminare voglia di vendetta, non coltivare la solidarietà della comunità.

Vedo rispolverare anche vecchi slogan e cavalli di battaglia di quei populismi che senza più gli anticorpi della conoscenza della storia, riprendono vigore tra la gente, tra i giovanissimi, nell’immaginario di poter ritornare in un mondo, del tutto inventato, in cui l’eliminazione dell’altro avrebbe portato benessere e sicurezza a tutti, e non privazione ed orrore come invece è stato.

Vedo l’indebolimento del sogno europeo e il successo sulla scena di leader apertamente razzisti ed estremisti. Penso all’Ungheria, a quello che potrebbe succedere in Francia. Penso al neoeletto presidente americano Trump e ai suoi muri. La tentazione – a cui hanno apertamente ceduto per esempio i sostenitori della Brexit – di pensare prima ai propri interessi, senza capire che questo significa innescare un domino in cui saranno anche i nostri interessi alla fine ad essere danneggiati. Vittime di una valanga che prima o poi ci raggiungerà e di cui siamo stati noi stessi a far rotolare la prima pietra. Nell’illusione che il sistema pacifico e democratico che esiste in Europa solo da qualche decennio sia una cosa naturale ed immutabile, capace di resistere a tutto, e quindi cosa sarà mai toglierne ognuno un piccolo pezzettino.

Penso all’incapacità, non solo di condannare apertamente, ma spesso addirittura di saper vedere, comportamenti antidemocratici come quelli perpretati dal regime turco, che ogni giorno aggiunge elementi pericolosi per la democrazia e per la tenuta di tutto il sistema mondiale. E lasciatemi, in questo senso, ringraziare tutti quelli che si sono mobilitati per riportare a casa il giornalista Gabriele Del Grande, bloccato perchè colpevole solo di fare il suo lavoro, raccogliere la testimonianza della tragedia dei profughi siriani e fare luce sulle atrocità dietro la più ampia tratta dei migranti.

E proprio i migranti, o meglio i richiedenti asilo, sono diventati i nuovi “diversi” sui cui concentrare l’attenzione dei novelli fasulli patrioti e su cui proprio non si può tacere nella giornata in cui parliamo di diritti e democrazia. Da un lato essi sono strumento di guadagno per gli aguzzini senza alcuna pietà umana: i mercanti di uomini, rivisitazione dei mercanti di schiavi dell’epoca moderna. Dall’altro, formidabile strumento per battaglie politiche di gruppi che senza scrupoli banalizzano l’immane tragedia di questi uomini e donne e fomentano paure alimentando falsità e pregiudizi talmente enormi da stentare a pensare che qualcuno possa veramente credere a quelle bugie.

E invece in molti cadono in quella trappola, in quella disinformazione, a quella promessa magari di una vita più sicura semplicemente togliendo di torno il nemico di turno. Fatta mitizzando singoli episodi, per un pugno di voti e per interessi di facile gloria personale. Magari senza mai proporre alcuna soluzione realmente percorribile, ma solleticando la pancia di alcuni strati di popolazione, quelli più vulnerabili, vuoi per le condizioni economiche, vuoi per lo sfilacciarsi dei legami sociali. Per quella presunzione di gran moda oggi, di non aver mai bisogno che nessuno ci insegni nulla. Nessun bisogno di sapere nulla del passato, nessun bisogno degli storici e sfiducia verso ogni cosa ammantata di istituzionalità e ufficialità.

Ecco. Credo che a questo servano questi momenti. A scuoterci.

A chiederci se abbiamo fatto troppo poco con i nostri figli, con i nostri fratelli con i nostri amici per ricordargli come sono andate le cose.

A chiederci se come istituzioni stiamo facendo abbastanza nelle scuole, nelle famiglie, per superare quella diffidenza che bolla tutto ciò che riguarda la storia di quegli anni come un fatto ‘politico’ e non come tragici eventi da ricordare per non ripeterli, come invece sta accadendo, in futuro.

In questo senso, grazie anche alle ANPI di Valsamoggia che ringrazio di cuore, abbiamo recentemente presentato due libri di straordinaria valenza: uno curato da un brillante e appassionato giovane storico, Daniel Degli Esposti, che si intitola “Radici di Futuro” e racconta la storia dei tanti monumenti dedicati ai nostri caduti disseminati in tutta Valsamoggia.

L’altro che ricorda l’immane tragedia che ha vissuto l’eroina partigiana Gabriella Degli Esposti, di Calcara, torturata e uccisa per essersi opposta al regime fascista, raccontata da sua figlia Savina Reverberi.

Vi voglio lasciare proprio con un passaggio di quel testo, quello in cui viene riportata la motivazione del conferimento della medaglia d’oro al valor civile a Gabriella, giovane donna, madre di due piccole bambine e che portava in grembo il terzo figlio che sarebbe nato solo poche settimane dopo.

Questo è stato il volto del fascismo, questo è il vero volto dei regimi antidemocratici odierni, ad ogni latitudine. Il volto che stava nascosto dietro a un consenso politico inizialmente nato col populismo e la demagogia. Questo è il rischio che porta con sè la continua battaglia ad un sistema che invece, pur con tutte le difficoltà, ci garantisce libertà e democrazia.

Dobbiamo riscoprire la nostra Coscienza attiva. La coscienza che ci possa fare uscire dall’individualismo predominante e da quella sottile bolla in cui ci illudiamo di poter vivere sereni semplicemente lasciando fuori tutti gli altri, alzando muri o creando nuove categorie da combattere.

Questo è forse l’insegnamento più forte che credo dovremmo tenere sempre bene a mente: lavorare per unire e non per dividere.

Perché non ce lo dobbiamo dimenticare mai ci si salva solo tutti insieme.

Buona Festa della Liberazione a tutti!

Viva la Resistenza Viva l’Italia

Adottato il primo Piano Operativo Comunale di Valsamoggia

Tante nuove imprese e rigenerazione del territorio per trainare la ripresa

 

 

 

 

 

 

 

Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale di Valsamoggia è stato adottato uno dei principali strumenti urbanistici comunali, il POC, il Piano Operativo Comunale che recepisce le richieste provenienti dalle attività produttive e dalla comunità locale: nuove imprese e riqualificazione del territorio.

Il POC

Il Comune ha il compito di elaborare il POC, strumento attuativo che va ad individuare gli ambiti di intervento/tutela/valorizzazione/qualificazione e in generale di trasformazione del territorio da realizzarsi nell’arco dei 5 anni. Per arrivare ad individuare questi ambiti, il Comune può attivare concorsi pubblici, bandi di manifestazioni di interesse ai quali possono partecipare i proprietari delle aree e gli operatori interessati a questi interventi. Il POC ha notevoli vantaggi. Uno su tutti: i diritti edificatori che verranno individuati attraverso di esso hanno validità 5 anni. Se alla fine dei 5 anni il proprietario non avrà presentato la richiesta di attuazione i diritti saranno cancellati. Quindi fine alle rendite a vita e alle speculazioni edilizie.

OBIETTIVI STRATEGICI

Gli obiettivi strategici e priorità del POC individuati dalla Giunta sono la riqualificazione e la rigenerazione urbana, le azioni di contrasto alla crisi economica rivolte al sistema produttivo, l’attuazione di edilizia residenziale sociale.

Il POC è uno strumento che si attua in base alle richieste che provengono dal territorio. Quello che noi abbiamo fatto è stato definire gli indirizzi: la nostra priorità è creare lavoro, rimettere in moto l’economia e valorizzare il nostro territorio fortemente infrastrutturato. Attraverso l’urbanistica, che è la leva principale per attivare questi settori – e quindi il POC -, riusciamo a farlo. Le imprese che hanno inviato le proposte (industria, commercio, agricole e terziario più alcuni servizi pubblici) tra pochi anni saranno nuove imprese sul territorio (o ampliamento di imprese esistenti) che significa nuovi posti di lavoro. Esattamente quella che è la priorità del nostro programma di mandato amministrativo. Sottolineo che Valsamoggia, POC compreso, rimane per oltre il 90% verde e per il 75% agricola. Questa amministrazione sceglie di creare nuovi posti di lavoro e trainare la ripresa. Purtroppo, evidentemente, questo non interessa alle opposizioni che qui da noi si oppongono all’insediamento di nuove imprese, mentre altrove dichiarano di voler approvare piani per nuove case da 600mila metri cubi di cemento.

LE RICHIESTE PERVENUTE

In virtù delle indicazioni date, la maggior parte delle manifestazioni di interesse riguardano gli ambiti produttivi, in particolare legati alla zona del Martignone e di Via Lunga mentre per la parte agricola la parte del leone la fa Savigno.

Andiamo verso nuovi posti di lavoro posizionati tra altro in zone adeguate come per esempio quella del Martignone. Mentre il residenziale recepito con il POC riguarda accordi precedenti tra i quali trasferimenti di insediamenti ritenuti incongrui (come nella zona alta di Savigno che riduce a un terzo la previsione) per portarli là dove ci sono già i servizi e infrastrutture.

Oggi a Valsamoggia non ci sono più appartamenti in affitto. Chi viene a lavorare sul territorio non trova casa. È proprio per rispondere alle esigenze del mercato che è ricominciata la costruzione di abitazioni previste nei piani urbanistici precedenti. L’esigenza di nuove case è anche un segnale di ricambio generazionale della nostra società: non solo questo è il segnale di territorio attrattivo ma c’è il risvolto positivo che riguarda una popolazione che così rimane giovane. 

IL PERCORSO PARTECIPATIVO

L’iter del POC è solo all’inizio. Durerà ancora 4/5 mesi prima di arrivare a una conclusione. È in questa fase che si può ragionare insieme ma sempre mantenendo come priorità il rispetto degli ambiti dati dalla Giunta e l’attrattività del territorio. Prima di arrivare al POC (strumento che prevede per la sua costruzione un percorso partecipativo) attualmente in discussione, e prima ancora con il PSC e il RUE sono state fatti numerosi incontri (78 solo a Crespellano) ma se dal territorio proviene la richiesta di maggiori chiarimenti certo non ci tireremo indietro e organizzeremo ulteriori incontri. Faccio comunque presente che il documento attualmente in discussione contiene tutte le opinioni di chi ha partecipato alla sua elaborazione.

CONSUMO DI SUOLO

Questo POC non attiva nuovi alloggi se non quelli previsti da accordi urbanistici già approvati precedentemente. Quindi da dove vengono i numeri che alcuni da anni ormai rincorrono? Si tratta di residui di piani precedenti: ne abbiamo ereditati di importanti perché in quei momenti storici si pensava di dover rispondere in modo energico all’espansione demografica. Oggi però è aumentata la consapevolezza che lo sviluppo infinito non può andare avanti. Dobbiamo però fare i conti con i diritti acquisiti del passato e lo facciamo attraverso nuovi piani nei quali impostiamo nuove priorità che vanno a cancellare alcune previsioni e accendono nuove aree solo per processi di riqualificazione e rigenerazione riducendo drasticamente il suolo consumato.

La solita ricorrente disinformazione ci dice che ci saranno 5.600 nuovi alloggi. Abbiamo già spiegato più volte che quel numero, che è riferito tra l’altro al bacino allargato a Zola Predosa e Monte San Pietro, comprende i piani regolatori del passato (dal 1989 al 2005) che lasciano in “eredità” circa 3.800 alloggi, i cui diritti edificatori sono già nelle disponibilità dei privati e che non sono ancora stati realizzati. Il PSC individua poi 1.800 potenziali nuovi alloggi (la metà, circa 900, per Valsamoggia) che nei prossimi 15 anni potranno essere attivati per sistemare situazioni del passato non più coerenti con i criteri attuali.

MUZZANO

Infine Muzzano. Per quel sito abbiamo di fatto caricato la scheda che ci ha consentito, come comune di Monteveglio, di acquisire l’area. Area sulla quale però non è stato fatto ancora il percorso partecipativo dal quale dovrà emergere la destinazione della porzione non destinata già servizi pubblici. Il percorso ci sarà e terrà in considerazione richieste ed esigenze del territorio. Rimane comunque assodato che la destinazione d’uso dovrà essere coerente con gli ambiti del POC.

Aggiornamento nuova bazzanese

Grazie al Volo Club Arcobaleno, lo stato dei lavori a marzo 2017 della nuova viabilità di Valsamoggia. Come potete vedere siamo in fase molto avanzata, con le principali opere strutturali in corso di ultimazione. Un ringraziamento ai tanti tecnici e operatori impegnati nel progetto (ho aggiunto alcune didascalie per meglio orientarsi sul tracciato).

 

AGGIORNAMENTO NUOVA BAZZANESE. Grazie al Volo Club Arcobaleno, lo stato dei lavori a marzo 2017 della nuova viabilità di Valsamoggia. Come potete vedere siamo in fase molto avanzata, con le principali opere strutturali in corso di ultimazione. Un ringraziamento ai tanti tecnici e operatori impegnati nel progetto (ho aggiunto alcune didascalie per meglio orientarsi sul tracciato).

Pubblicato da Daniele Ruscigno su Mercoledì 5 aprile 2017

Primaria Crespellano: in arrivo 110 nuovi posti auto. Lavori al via

Finalmente si parte. Dopo una lunga attesa (legata all’affidamento dello scorso anno per via di diversi accessi agli atti di gara), sono iniziati i lavori che dureranno complessivamente circa sei mesi per l’intero comparto ad esclusione del parcheggio della scuola che sarà terminato in tempo utile per l’inizio dell’anno scolastico 2017-18, ovvero a settembre.

Sono state modificate alcuni parti del progetto, anche per evitare ulteriori allungamenti di tempi: le principali sono l’avvicinamento del parcheggio alla scuola, che consentirà di ricavare 110 nuovi posti auto, e la creazione di un ponte carrabile al posto del solo pedonale. Confermato inoltre il parcheggio da 36 posti auto tra la scuola e via Rio.

PER EVITARE DISAGI, l’attuale parcheggio temporaneo ghiaiato RIMARRA’ DISPONIBILE fino a fine giugno. I lavori del parcheggio si svilupperanno in due fasi: a Pasqua sarà preparata l’area, allargando la parte ghiaiata per creare il pacchetto di fondo e, terminata la scuola, a giugno sarà completato con asfalto, illuminazione e fognatura.

La nuova viabilità comporterà la modifica del Viale della Stazione, che diventerà a senso unico, il completamento di Via Sartini e l’innesto diretto sulla via Bargellina di Via Madre Teresa di Calcutta/Via Rio, predisposto con il collegamento alla futura nuova Bazzanese.

 

Nella mappa – dove è visibile anche il tracciato della nuova bazzanese – sono indicati con il colore giallo, la nuova viabilità e i parcheggi.